La vite domestica (Vitis vinifera sativa) è una pianta tipica della zona mediterranea che non esiste in natura ma è il risultato di un lungo processo che iniziato nel corso del XIII secolo a.C. portò nei secoli successivi gli Etruschi, a perfezionarne le tecniche di coltura. Sacra al dio Fufluns, il romano Bacco, la produzione dell’uva fu definita con tecniche e regole di coltivazione che stabilivano ad esempio che la potatura dei tralci abbarbicati agli alberi doveva essere lunga e che era fatto divieto di adoperare il vino proveniente da vigneti non potati secondo le norme per le libagioni agli dei. Nelle fasi iniziali della produzione il vino, oltre ad essere usato per cerimonie legate alla sfera religiosa, connotava anche la classe aristocratica che ne faceva uso miscelandolo con acqua o altri ingredienti (spezie e formaggio) ed anche con miele (in questo caso il suo gusto doveva essere simile al moderno moscato). Agli inizi del VI secolo a.C. venne adottato un sistema di coltivazione a trincee parallele (vinea) e fu abbandonata la pratica di far crescere la vite su sostegno morto. La nuova tecnica degli scassi si diffuse rapidamente nelle zone Italia centrale e meridionale con un conseguente aumento della produzione che permise di veicolare questo pregiato prodotto, in tutto il bacino del Mediterraneo. Le antichissime tecniche della lambruscaia una pratica di coltivazione effettuata al margine dei boschi e dell’arbustum con tralci che si appoggiavano e si sviluppavano sui rami intrecciati, condotti da albero ad albero, stavano cedendo il passo alla vinea.